TEMA FISICO: APERTURE DELLE ANCHE

L’unico limite alla nostra realizzazione del domani saranno i nostri dubbi di oggi

 (Franklin D. Roosevelt)

L’articolazione dell’anca è una delle aree focali del nostro corpo e della pratica yoga. Si tratta di un’articolazione molto forte, deputata a sostenere il carico di tutto il corpo, ma che, al contempo, consente un’ampia gamma di azioni permettendoci di muovere i nostri arti inferiori e il tronco in molte direzioni e a diversi angoli di lavoro.

Dal punto di vista fisico, le anche rappresentano per noi il mezzo che ci consente di spostarci nella vita e di avanzare. La rigidità in quest’area è spesso il riflesso di cattive abitudini posturali e di uno stile di vita sedentario che limita la nostra capacità di movimento.

Tutto ciò ha un riflesso anche sul piano emozionale: una scarsa mobilità dell’area corrisponde a un senso di blocco e di impossibilità nel modificare attivamente la nostra vita. La pratica yoga ci aiuta a diventare consapevoli della tendenza a trattenere tensioni emotive in questa parte del corpo, sigillandole e chiudendole all’interno del bacino, facendoci sentire bloccati e incapaci di “avanzare” nella vita.

Ritrovare la mobilità completa dell’articolazione delle anche è fondamentale per il nostro benessere fisico. Sbloccare questo snodo tra la colonna e gli atri inferiori, conferisce benefici alla salute della zona lombare, di quella sacro iliaca e delle ginocchia. Attraverso azioni mirate e una pratica costante è possibile riacquistare un arco di movimento più completo, andando così a nutrire tutta la cartilagine articolare e preservando la salute di questa articolazione.

Nel corso di questo mese, esplorando le anche e la loro possibilità di movimento, manterremo la forza del core e la stabilità delle articolazioni sacro iliache, affiancando la pratica con lavori protettivi per le ginocchia.

TEMA MENTALE: CESSARE IL GIUDIZIO

Quando giudichi gli altri, non definisci loro, definisci te stesso.

(Wayne Dyer)

Descrivere e classificare le cose, giudicandole, è un’attitudine tipicamente umana. Questa propensione deriva dall’esigenza di dover valutare la realtà, comprendendo se ciò che accade è favorevole o meno. Si tratta di una ripetizione metodica e inconscia di attività indispensabili per la sopravvivenza.

Ma questo processo comporta anche degli svantaggi poiché ingabbia la realtà sotto etichette (buono, cattivo, bello, brutto, utile, inutile) creando una dualità e una riduzione di significato e di profondità di ciò che ci circonda. Una volta esperito e giudicato qualsiasi evento o persona non viene più messo in discussione. Non ci lascia possibilità di vedere le cose e le persone sotto una luce diversa.

Quando il giudizio si sovrappone alla cosa, diventa un automatismo e toglie la capacità di vedere la vera natura o l’essenza di ciò che ci sta di fronte. Si crea così un samskara, un modo automatico e condizionato di pensare e rispondere agli eventi della vita intorno a noi. Il ripetersi dei samskara – impressioni, idee o azioni individuali – li rinforza, creando un solco in cui è facile ricadere e da cui è difficile uscire.

In questo modo, perdiamo la nostra libertà perché, di fatto, non scegliamo più, ma reagiamo agli eventi con gli automatismi e i condizionamenti che abbiamo inconsapevolmente costruito.

Per ricreare libertà è necessario sospendere per un attimo il giudizio e ritrovare uno spazio in cui la mente possa decidere che direzione prendere. Ritrovare consapevolezza nelle proprie scelte, rimuovere le etichette e aprirsi alla scoperta, in una dimensione di ascolto attento e curioso del mondo, ci permette di ritrovare la complessità e la profondità perdute e di vedere il mondo con occhi curiosi e diversi.

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