Newsletter Aprile 2021

TEMA FISICO: IL LOTO “Ogni avversità è come il fango – ci sono sempre dei semi di loto che aspettano di germogliare”. Amit Ray, Nonviolence, 2012 Padmasana, o posizione del loto, è una delle posizioni più iconiche dello yoga anche se, in realtà, è un modo come un altro per sedersi. E’ una postura seduta a gambe incrociate che prende il nome dal fiore di loto, un fiore acquatico che affonda le sue radici nel fondale fangoso di stagni e acquitrini, si eleva sopra l’acqua e sboccia senza bagnarsi e senza venire contaminato dalla palude sottostante. Il fiore di loto possiede e rappresenta calma, stabilità e bellezza. Per questi motivi, esso rappresenta la purezza e la calma del corpo, della parola e della mente. Simboleggia l’essere completamente collegato alla terra e l’aprirsi verso la dimensione spirituale. E’ il simbolo che rappresenta una metafora del processo di elevazione dello yoga, in quanto esso permette di estendersi verso l’alto, ma, allo stesso tempo, di rimanere radicati a terra. Padmasana è una postura calmante e stabilizzante; richiede forza, flessibilità e capacità di lasciare andare le tensioni. La posizione del loto aiuta a mantenere una postura corretta e l’allineamento della colonna mentre siamo seduti (naturalmente se non crea dolore). Ciò facilita la respirazione profonda, necessaria al raccoglimento e alla meditazione. Come per molte altre posizioni, lo scopo non è quello forzare il corpo ad assumere una forma, ma l’obiettivo è piuttosto di esplorare con gentilezza come questa nuova forma ci aiuti a percepire il corpo, il respiro e la mente rispettandone i limiti. Le qualità fisiche necessarie ad assumere questa posizione con comodità sono state preparate dalle pratiche del mese scorso sulle anche. Proseguiremo questa esplorazione con gentilezza e costanza per apprezzare il lavoro compiuto fino ad oggi. |
TEMA MENTALE: LA CONSAPEVOLEZZA DEL MOMENTO PRESENTE “Tutto ciò che dobbiamo veramente fare è accettare pienamente questo momento. Allora siamo a nostro agio nel qui e ora e con noi stessi.” ( E. Tolle)Con il termine “consapevolezza” si intende uno stato mentale vigile che consente di osservare lo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento. Quando la mente è pienamente consapevole di cosa sta accedendo nel momento presente, essa sta vivendo pienamente. Si collega ai concetti di vipassana = visione profonda e di samatha = calma, quiete. Spesso, nella nostra esperienza di tutti i giorni, accade che la mente sia attratta continuamente dal passato (magari continuando a pensare agli errori commessi o alle occasioni mancate), oppure attirata dal futuro (magari pensando di migliorare qualcosa o temendo quello che potrà succedere). Questo comporta l’insorgere o l’ingigantirsi di problemi molto comuni come stress, ansia, paura, depressione. I problemi, infatti, non si risolvono nel passato, ma nel presente. Perdersi in fantasie non è di aiuto. Rimanendo nel presente possiamo creare una pausa nello scorrere dei pensieri ed in questo modo abbiamo la possibilità di creare una scelta. Lo yoga ci riporta ad apprezzare il momento e dare alla nostra mente che osserva un attimo di quiete. Questa tranquillità può solo essere nel presente, in ciò che c’è, ora. Cessando il giudizio e la ricerca, abbandonando le tensioni, si può rimanere nel “qui e ora” e lasciare che le voci interne emergano. Coltivare la tranquillità tramite la concentrazione mentale (dharana, dhyana o samadhi) è uno dei concetti chiave della pratica yoga. In realtà è il tema del testo: creare uno stato di quiete mentale, cittavritti nirodah. Questo è anche l’unico modo per ascoltare la parte migliore e più vera di noi, quella non obbligata a ricorrere al passato o al futuro, quella che non si esprime a parole. Con una pratica assidua nel ricondurre la mente a questa tranquillità, la parte di noi che è in quiete entra in contatto con ciò che sta attorno a noi e permane nel presente. Non sempre, non con sforzo, ma come un’abitudine. |